Piove cenere. Santiago è un letto grigio senza sfumature, un mondo bloccato in un passato che risuona in parole che non voglio più sentire.
Mamma è chiusa lì, nelle sue parole, nel ricordo di papà come un eroe, in angoli di storia gonfiati di memoria.
Non voglio morire dentro quelle parole, Felipe: ti ricordi di Paloma… occhi di plastica, del giorno del plebiscito? Alcool, fumo, suo padre gridava, quel pugno a mio padre… a Víctor che ha reso tuo padre un desaparecido.
Ti ricordi Felipe?
Te li ricordi i nostri anni invisibili? Giocavamo a sparire, poi rimpatriavamo nell’indifferenza degli adulti: forse stavolta ci riusciamo davvero, a sparire. Come quando ci infliggevamo dolore per provarne uno tutto nostro, di dolore.
Paloma è tornata. La cenere ha dirottato la salma della madre a Mendoza. Il carro funebre, il Generale come l’hai battezzato tu quando non deliri con le tue sottrazioni, col tuo non capire perché in Cile i vivi non combacino con i morti, il Generale è il nostro mezzo per capire chi siamo.
Giocavamo a sparire, Felipe, forse ci riusciamo: intravedo il tuo volo verso il cielo, ali di cenere infuocata, imperatore del tuo mondo, sottrazione definitiva. Anche io non rimpatrierò stavolta, ho smesso di drogarmi di nostalgia.
[Oltre le 250 parole…]
P.S. | Post Scriptum Istantaneo
Cenere Infuocata è un omaggio al romanzo La sottrazione di Alia Trabucco Zerán.