La trama di Il giorno del giudizio in [massimo] 20 parole [No spoiler]
Il narratore ricorda la vita nel suo paese natale. Un Dio che non risparmia nessuno: è il giorno del giudizio.
Il giorno del giudizio, recensione istantanea [massimo 250 parole]
l giorno del giudizio, romanzo pubblicato da Adelphi, è una nuvola letteraria pervasa – come sostiene George Steiner nel suo Mille anni di solitudine – da una “marmorea ferocia”.
La voce narrante sente il dovere morale di fare luce sulla “vita” nella Nuoro della sua infanzia:
Nuoro agli inizi del ‘900
Il paese è simbolo di una Sardegna travolta da una “demoniaca tristezza”, paese di preti riottosi, canonici che sembrano rettili, nullafacenti, dottori, maestri alcolizzati, avvocati inutili.
È arrivato, per loro, il “giorno del giudizio”
Stiamo parlando del feroce giudizio del romanzo e del narratore che, come un simbolico Dio, si scaglia contro l’assurdo delle vite che descrive, che ricorda. Vite isolate nello spazio nuorese, urbano e rurale, avvolgente: un burrone dove piovono, con cadenza regolare, gocce (assolutorie?) di morte.
[Oltre le 250 parole…]
P.S. | Post Scriptum Istantaneo
Chi è Salvatore Satta?
Salvatore Satta (Nuoro, 1902 – Roma, 1975). Importante giurista – suoi, tra gli altri, i testi Commentario al Codice di Procedura Civile e Il mistero del Processo – la sua opera narrativa è stata pubblicata postuma. Oltre a Il giorno del giudizio, Satta è autore di La veranda e De Profundis.
Il giorno del giudizio, Salvatore Satta, frasi:
«Come in una di quelle assurde processioni del paradiso dantesco sfilano … ma senza cori e candelabri, gli uomini della mia gente. Tutti si rivolgono a me, tutti vogliono deporre nelle mie mani il fardello della loro vita, la storia senza storia del loro essere stati. Parole di preghiera o d’ira sibilano col vento tra i cespugli di timo. Una corona di ferro dondola su una croce disfatta. E forse mentre penso la loro vita, perché scrivo la loro vita, mi sentono come un ridicolo dio, che li ha chiamati a raccolta nel giorno del giudizio, per liberarli in eterno dalla loro memoria».