Ambientato in una Algeria ancora francese, Lo straniero indaga con lente psicoanalitica l’essenza assurda dell’essere umano estrapolandone il vuoto indifferente del suo male interiore, esistenziale, banale.
Chi è lo straniero?
Albert Camus dipinge una tela di emozioni contrastanti mediante la creazione di un protagonista, il giovane Meursault, paradigma letterario della deumanizzazione, dell’alienazione al sentimento, alle convenzioni sociali. Meursault, francese ad Algeri, è straniero alle emozioni, alle opinioni, alle colpe.
“Non è colpa mia”.
Meursault lo ripete spesso per giustificare la sua anima vuota, il suo contemplare il mondo come un insieme di fotografie insensate accavallate l’una sull’altra.
Meursault contempla e resta nel mezzo, in equilibrio, fermo. Bloccato dentro frasi a metà, fino a quando non spezza quell’equilibrio, non compie un’azione. La più disumana possibile. Qui conquista la sua verità negativa –come sottolinea lo stesso Albert Camus.
L’omicidio entra nella sua vita. Spari di vuoto si ripetono nella sua testa: l’assurdo si impadronisce della sua anima. Nel finale, dopo un processo ipocrita e moralista, Meursault ricomincerà dentro una tregua melanconica, di fronte alla morte, indifferente alla realtà.
P.S. | Post scriptum istantaneo
Chi è Albert Camus?
Albert Camus (Dréan, 1913 – Villeblevin, 1960). Scrittore, giornalista, drammaturgo. Figura chiave dell’esistenzialismo francese, è Premio Nobel per la letteratura, 1957. Il suo Meursault è Marcello Mastroianni nella trasposizione di Visconti. Oltre a Lo straniero, da leggere: La peste, il suo romanzo più noto.
–Oltre le 250 parole... la citazione istantanea:
Lo straniero, Albert Camus, frasi:
«È là, in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto è cominciato. Mi sono scrollato via il sudore ed il sole. Ho capito che avevo distrutto l’equilibrio del giorno, lo straordinario silenzio di una spiaggia dove ero stato felice. Allora ho sparato quattro volte su un corpo inerte dove i proiettili si insaccavano senza lasciare traccia. E furono come quattro colpi secchi che battevo sulla porta della sventura».