Potrei inventarti una nuova cartografia, un cosmo, fondere poesia e scienza, strati di città, persone:
Ti interessa il caos?
Potrei camminare seguendo il nomadismo estetico, fare lo psicogeografo come Guy Debord, sperimentare la Land Art come Robert Smithson, Tony Smith.
La conosci la teoria della deriva?
È il…
modo di comportamento sperimentale legato alle condizioni della società urbana: tecnica di passaggio frettoloso attraverso vari ambienti.
(La società dello spettacolo, Debord).
Potrei anche evidenziarti la bontà della solitudine per cercare l’arte, per realizzare i tuoi progetti, la tua vita. E, in questo cosmo, dentro la cartografia di cui ti parlavo, puoi entrare col cuore, i chip, con una piccola mappa personale, oppure razionalmente, col cervello.
Attraversa il deserto, lancia le scarpe su quell’albero: un pioppo enorme, sono tante le scarpe appese lassù, nel Nevada, tra il deserto, appunto… e i sogni di Las Vegas.
Segui quel moto, quel vento, quel deserto che restituisce folate di immagini congelate, senza tempo.
Sentile addosso: sono cloni, surfisti, haiku, micronazioni, aeroporti. Un mondo che chiede di accettare la vita, la morte e il sogno e la magia come dentro strati di Nocilla, un’archeologia del presente che fatico a vedere, figuriamoci a sentire totalmente. E sono consapevole che se la sentissi, sarebbe interferenza, suono senza eco, e potrei raccontarti, davvero, il suono della fine.
[Oltre le 250 parole…]
P.S. | Post Scriptum Istantaneo
Il suono della fine è un omaggio a Il sogno della Nocilla di Agustín Fernández Mallo.