Mio zio non so più come fosse prima della guerra. Ora è letteralmente a metà, tagliato di lungo, tutto destro: un solo occhio, una gamba sola, mezzo cuore che pompa solo malefici. Come quando mi ha dato dei funghi avvelenati, perché magari ne morissi, perché smettessi di essere tutto intero.
Il dottor Trelawney che secondo me di medicina sa nulla, ma eccelle nel tresette e nel bere vino cancarone, non ha una reale diagnosi per lui (anche perché per un certo periodo con tutte le esecuzioni che il visconte ha ordinato, gli ha finanziato la sua effimera ricerca di fuochi fatui e a Trelawney sta bene così, perché forse ci si abitua a tutto prima o poi).
Poi però è comparso l’altro di mio zio. Un altro visconte, tutto sinistro, tutto buono e anche il dottore ha recuperato la scienza. E tutti gli altri, Pietrochiodo, Sebastiana, gli ugonotti, i lebbrosi e così via, una speranza di tornare a un mondo sì incompleto, ma intero.
Pamela chi sposerà tra i due?
Chi sarà il vero visconte?
Combatteranno. Non ti dico come finirà. Perché io sto cercando un posto nel mondo, perché sono ancora piccolo e praticamente mi hanno dimenticato e ipotizzo che la vita non sia una partita di tresette e so che a metà non ci voglio vivere. Non sono bene. Non sono male. O meglio, sono un mix di tutti e due, questo lo so per certo: è solo così che potrò, crescendo, restare umano.
[Oltre le 250 parole…]
P.S | Post Scriptum Istantaneo
L’altra metà della storia è un omaggio, un’istantanea letteraria dedicata a Il visconte dimezzato, romanzo di Italo Calvino.