La tristezza è straniera
Esito ad apporre il nome, il bel nome grave di tristezza su questo sentimento, del quale la noia, la dolcezza mi ossessionano.
È un sentimento così completo, così egoista che io quasi me ne vergogno mentre la tristezza mi è sempre parsa onorevole. Non conoscevo lei, ma la noia, il rimpianto, e più raramente i rimorsi. Oggi, qualcosa si ripiega su me come una seta, snervante e dolce, e mi separa dagli altri.
Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall’ospizio:
«Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti». Questo non dice nulla: è stato forse ieri.
L’ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l’autobus delle due e arriverò ancora nel pomeriggio. Cosi potrò vegliarla e essere di ritorno domani sera.
Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l’aria contenta. Gli ho persino detto: «Non è colpa mia». Lui non mi ha risposto. Allora ho pensato che non avrei dovuto dirglielo. Insomma, non avevo da scusarmi di nulla. Stava a lui, piuttosto, di farmi le condoglianze. Ma certo lo farà dopodomani, quando mi vedrà in lutto. Per adesso è un po’ come se la mamma non fosse morta; dopo il funerale, invece, sarà una faccenda esaurita e tutto avrà preso un andamento più ufficiale.
[Oltre le 250 parole…]
P.S | Post Scriptum Istantaneo
Incipit tratti da…
Albert Camus, Lo straniero – edizione Bompiani, 1987
Françoise Sagan, Bonjour tristesse – edizione Longanesi, 1979
