Autunno | Ali Smith

Autunno | Ali Smith

Autunno, romanzo di Ali Smith, è un collage duro e malinconico, colorato e ironico della contemporaneità.

Autunno è una macchina del tempo dove le frontiere mutanti di Schweblin ora separano la realtà dall’immaginazione in un Regno Unito sull’orlo della Brexit.

La deriva morale dei media, le fake news, l’egoismo del presente abbracciano l’esistenza di Elisabeth Demand, docente di Storia dell’arte che vede in Pauline Boty, nella sua pop art femminista una possibilità di rappresentazione alternativa della realtà.

Elisabeth veglia la sonnolenza eccessiva dell’ultracentenario Daniel Gluck, “Socrate dormiente” capace di rendere con le sue parole, e ora con i suoi pensieri, la vita incantata.

Elisabeth partecipa al silenzio di Daniel leggendo libri classici, remixando lo scandalo Profumo, Christine Keeler, Keats, Plath… Bob Dylan. E cerca tra i frammenti della memoria e dell’immaginazione la propria identità, mentre nel mondo reale i passaporti cambiano, l’autunno arriva: cadono le foglie, crolla l’integrità morale.

Quale autunno?

Un autunno che, facendosi romanzo, avvolge in una continua sensazione d’attesa; un autunno onirico, terra di mezzo che spiazza la realtà: un Autunno di immagini usate solo in quanto immagini, trompe l’oeil semantici, come in un quadro di Boty.

P.S. | Post scriptum istantaneo

Chi è Ali Smith?

Ali Smith (Inverness, 1962) è un’acclamata autrice di raccolte di racconti e romanzi. Autunno, il primo capitolo della tetralogia dedicata alle quattro stagioni, finalista al Booker Prize 2017. Estate, l’ultimo libro, è dedicato a Lorenza Mazzetti.

Oltre le 250 parole… la citazione istantanea:

Autunno, Ali smith, frasi:

«È possibile innamorarsi, disse, non di una persona, ma dei suoi occhi. Nel senso, del modo in cui due occhi che non sono tuoi ti permettono di vedere dove sei, chi sei. … Non una persona. … Dobbiamo sperare, continuò Daniel, che alla fine, le persone che ci amano e che ci conoscono almeno un po’ ci avranno visti davvero per quello che siamo. … Elisabeth ebbe un brivido di freddo per tutto il corpo, e improvvisamente le sembrò di vederci chiaro, come se qualcuno le avesse passato dentro, dall’alto in basso, una spugna insaponata di quelle per lavare i vetri. Daniel annuì, rivolgendosi più alla stanza che a Elisabeth. È l’unica responsabilità della memoria, disse».