La trama di Veo Veo in [massimo] 20 parole [no spoiler]
Vania fa la sceneggiatrice. Ossessionata dall’essere ripresa da qualcuno, vive un thriller, un reality, forse… la sua vita reale.
Veo Veo, recensione istantanea [massimo 250 parole]
La quarta di copertina dell’edizione spagnola Anagrama (1996) non mente. Veo Veo:
“Non è un romanzo giallo, un romanzo rosa, un romanzo verde o un thriller psicologico. È azione, umorismo, follia. È un libro avvincente: in realtà è puro cinema in stile urbano newyorkese” [traduzione nostra].
Bustelo imbastisce una trama che sembra sfuggire ai confini del romanzo, mettendo Vania, la protagonista, al centro del testo (o dello schermo?) nel momento in cui si stufa del suo mondo scritto, della sua marginalità/solitudine di sceneggiatrice/traduttrice/donna reale, facendole abbracciare l’immagine, diventando soggetto e oggetto di una vita pericolosa, senza limiti né orari, perpetuamente sotto i riflettori.
Sebbene la vicenda sembri potersi lasciare avvolgere dai confini dell’indagine che coinvolge la protagonista, (Chi la sta inseguendo? Chi la sta filmando?) Veo Veo va oltre.
Cosa ci racconta Vania?
Vania ci racconta la sua storia senza filtri, scegliendo cosa mostrare e cosa non mostrare, in prima persona, tra slang, droghe, humor, riflessioni, inquietudini femminili, omicidi, brand e movida notturna in salsa madrilena di inizio anni 90.
Sebbene appaia come vittima di una sorta di persecuzione silenziosa, possiede al contrario sempre e comunque uno sguardo proprio da proiettare sul mondo in maniera indipendente dallo sguardo maschile che la vorrebbe dominare, come invece accade in tanti romanzi “X” contemporanei.
Una moderna Godiva?
Vania si converte in umana sintesi e premonizione del successo dei reality show e assume il controllo anche quando tutta la sua vita diventa grottesca, come se sapesse di potere, qualora lo decidesse, cambiare canale.
[Oltre le 250 parole…]
P.S. | Post scriptum Istantaneo
Chi è Gabriela Bustelo?
Gabriela Bustelo (Madrid, 1962) è una scrittrice, traduttrice – di autori come Rudyard Kipling, Charles Dickens, George Eliot, Margaret Atwood, Edgar Allan Poe etc. – e giornalista. È una delle voci più originali della generazione X spagnola. Veo Veo è la sua opera prima. Tra le sue opere, il romanzo di fantascienza Planeta Hembra (2001).
Veo Veo, Gabriela Bustelo, frasi:
«Inoltre, stavo sviluppando una crescente antipatia nei contronti della scrittura. Sì, sembra una cavolata, ma era così. Ero stufa di libri, traduzioni, sceneggiature, relazioni. Non ne potevo più. Stavo coprendo un po’ alla volta un modo completamente diverso di relazionarsi con la realtà. L’immagine. Un altro mondo dove la rapidità e l’istante concreto sono le sole cose che contano. Abbasso le metafore ortopediche! La materia era lì. Era immediata. Bastava allungare la mano e toccarla» [Liberamente tradotto dall’edizione spagnola del testo, Anagrama, 1996].
«E ormai immersa nel ruolo di protagonista del mio film, cercavo di non guardare mai in camera. Non c’è niente che rovini di più una ripresa. La scena doveva venire bene al primo colpo. Presi la canna dal bordo del lavandino e, merda, avevo dimenticato l’accendino fuori. Stop, tagliate che torno subito. Sono uscita gocciolante in salone, mi sono congelata mentre prendevo il maledetto Bic e sono tornata di corsa in bagno. Ora sì. Ho acceso la canna e ho aspirato profondamente. Mmmmh. Molto bene. Stava cominciando a piacermi la faccenda di essere guardata. C’era un autore francese che aveva scritto sull’argomento. Ah, sì. Sartre, ovviamente. Lo sguardo, uno dei suoi temi preferiti. Quando un essere estraneo al nostro universo personale appare e ci guarda, ci sconvolge completamente. Ci invade, si appropria del nostro mondo con tutta la sua sfacciataggine. L’hai detto, Jean Paul, amico mio» [liberamente tradotto dall’edizione spagnola del testo, Anagrama, 1996].
