La trama di Chiedi alla polvere, in [massimo] 20 parole [No spoiler]
Los Angeles. Arturo Bandini, autore di “Il cagnolino rise”, si proclama grande scrittore. Nel frattempo, si innamora di Camilla Lopez…
Chiedi alla polvere, recensione istantanea [massimo 250 parole]
Scritto in stato di grazia, pubblicato nel 1939, Chiedi alla polvere parla di-con-e per voce del giovane Arturo Baldini e si fa largo tra la polvere dei suoi ricordi, quando, abbandonata l’adolescenza, alloggiava in un hotel infimo, vagava per Los Angeles per realizzare il suo sogno: diventare il migliore scrittore mai vissuto.
Chi è Arturo Bandini?
Alter ego dell’autore, è il protagonista di una tetralogia che comprende Aspetta primavera, Bandini, La strada per Los Angeles, Sogni di Bunker Hill e che, in accordo con Dan Fante (Le Storie di Arturo Bandini, Einaudi), si può leggere senza un ordine preciso, dato che ogni opera vive di luce propria.
La stessa luce che emana proprio lui, Arturo – esaltato, egocentrico, violento, americano ma italiano – capace di smuovere la polvere del deserto Mojave nutrendosi di scrittura, mentre descrive un alveare di sradicati, facce tutte uguali protagoniste di una lotta tra ultimi in un ring racchiuso tra le luci artificiali di una Los Angeles “paese dei balocchi” e il potere infinito della natura.
Cosa chiede alla polvere?
Arturo, apparentemente incapace di amare qualcuno al di fuori di se stesso e della sua scrittura, nella polvere si innamora – alla sua maniera, eccessiva, violenta – di Camilla Lopez, americana ma messicana. Un amore impossibile, un’ossessione, un sogno che si infrange proprio mentre Arturo cresce e, davvero, diventa scrittore.
Il testo è una dichiarazione d’amore all’arte dello scrivere, arte capace di sfuggire alla polvere, al vento dei nostri deserti, alle onde dei nostri oceani, al soffio della fine.
[Oltre le 250 parole…]
P. S. | Post Scriptum Istantaneo
Chi è John Fante?
John Fante (Denver 1909 – Los Angeles 1983), romanziere e sceneggiatore tra i più importanti della letteratura nordamericana del ventesimo secolo, a lungo lontano dai riflettori della critica e del pubblico, ma poi riscoperto anche per via dell’ammirazione che nutriva nei sui confronti Charles Bukowski, è – per usare le parole di Emanuele Trevi (Le storie di Arturo Bandini) – “lo scrittore «dimenticato» più famoso del mondo”.
Il suo Chiedi alla polvere, nel 2006, è stato portato sul grande schermo dal regista Robert Towne. Salma Hayek e Colin Farrell, i protagonisti.
John Fante, Chiedi alla polvere, frasi
«… il giorno in cui il ragazzo giapponese ammonticchiò le riviste sul tavolo, dove rimasero a prendere la polvere. Ogni tanto le ripulivo con un fazzoletto, distribuendole nuovamente in giro, ma immancabilmente le ritrovavo ammucchiate in una pila ordinata sul tavolo. Forse sapevano che quel racconto l’avevo scritto io ed evitavano deliberatamente di leggerlo. O forse non gliene importava. Nemmeno a Heilman, con tutto il suo amore per la lettura. Nemmeno alla padrona. Scossi il capo: erano una banda di idioti, tutti quanti, nessuno escluso. La storia parlava del loro adorato middle-west, del Colorado e di una tempesta di neve, ma loro se ne stavano lí, con le loro anime sradicate e le facce bruciate dal sole, a morire in quel deserto luccicante, incuranti del fatto che la frescura delle terre da cui provenivano fosse lí a portata di mano, racchiusa nelle pagine di quella rivista. Be’, pensai, è sempre andata cosí: Poe, Whitman, Heine, Dreiser e ora Bandini, e questo pensiero serviva a lenire la mia solitudine.»
Da “Prologo a Chiedi alla polvere“:
«Cosí l’ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c’è la polvere dell’Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere. E c’è una ragazza ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro.»